Blocco continentale

Il 9 febbraio 1801, con il trattato di Lunéville, la Toscana viene ceduta dall'Austria alla Francia. Soppresso il Granducato di Toscana, viene istituito il Regno di Etruria, al cui trono si succedono Ludovico I di Borbone (1801-1803) e Carlo Ludovico di Borbone (1803-1807).Nel dicembre 1807 il Regno d'Etruria viene soppresso e la Toscana è amministrata per conto dell'impero francese da Elisa Bonaparte Baciocchi, nominata a capo del restaurato Granducato di Toscana. Suddiviso amministrativamente in tre dipartimenti dipendenti ognuno da un prefetto (Dipartimento dell'Arno con capoluogo Firenze, Dipartimento del Mediterraneo con capoluogo Livorno e Dipartimento dell'Ombrone con capoluogo Siena), il Granducato ha rovinata la propria economia già in crisi per le lunghe guerre e invasioni. Il cosiddetto "Blocco continentale" imposto da Napoleone a tutti i territori marittimi a lui sottoposti, vede crollare quello che rimaneva dei floridi traffici che avevano caratterizzato il porto di Livorno per tutto il XVII e XVIII secolo e di conseguenza l'economia della Toscana.Blocco Continentale

Con il termine Blocco Continentale fu denominato il divieto, emanato da Napoleone Bonaparte il 21 novembre 1806 da Berlino (Decreto di Berlino), di consentire l’attracco in qualsiasi porto dei paesi soggetti al dominio francese, alle navi battenti bandiera inglese. Napoleone giustificò questa palese violazione del diritto internazionale con l’esigenza di rispondere all’azione di blocco dei porti francesi già operata dalla Gran Bretagna la cui marina sequestrava da qualche tempo le navi francesi (ed anche qualche nave neutrale).

Scopi ed estensioni

Lo scopo era quello di colpire l’economia inglese, visto che con la sconfitta di Trafalgar la Francia non sarebbe più stata in grado di contrastare il dominio inglese dei mari né avrebbe avuto più la possibilità di invadere, con una spedizione di truppe trasportate via mare, il suolo inglese. Dopo l’incursione navale inglese in Danimarca dell’agosto 1807 il Blocco fu esteso anche ai porti del mar Baltico ed in novembre e dicembre del medesimo anno il Blocco venne inasprito con i due Decreti di Milano. Con il primo, del 23 novembre 1807, vennero elencate alcune merci, fra cui quelle coloniali, che verranno considerate “a priori” come provenienti dall’Inghilterra. Inoltre ogni nave anche non inglese che attraccasse in un porto di un paese soggetto al Blocco Continentale provenendo da un porto inglese sarà soggetta alla confisca del carico; con il secondo, del 17 dicembre 1807, si stabilì che le navi neutrali di cui al primo decreto verranno considerate prive di nazionalità e quindi passibili di cattura in alto mare da parte delle navi francesi che effettuano la guerra di corsa. Dopo tali decreti anche la Russia di Alessandro I adottò il blocco e convinse l’Austria a fare altrettanto. Tuttavia il Blocco fu molto poco rispettato: le deroghe ufficiali nei porti francesi, ma soprattutto le violazioni, erano frequentissime a causa del comportamento degli intendenti che, dietro lauti compensi, chiudevano un occhio (e spesso tutti e due) di fronte alle violazioni (d’altra parte tutti gli operatori portuali avevano un comune interesse nell’accettare l’attracco del maggior numero di navi possibile). Pare che persino il gen. Masséna lucrasse sulla vendita a ricchi mercanti italiani di licenze di deroga alle norme del Blocco. Inoltre la stessa Intendenza dell’esercito francese preposta agli acquisti di materiali e vestiario per i soldati francesi, si approvvigionava spesso in Inghilterra. La situazione era ancor peggiore negli stati non direttamente controllati dalla Francia, a cominciare dall’Olanda ove il fratello di Napoleone, Luigi, che ne era il re, si guardava bene dal far rispettare ai suoi sudditi le disposizioni del Decreto di Berlino (l’obbligo che Napoleone gli fece di far rispettare il blocco fu uno dei motivi che determinarono in Luigi la decisione di abdicare ed abbandonare il potente fratello). Alla fine del 1809 poi fu lo stesso Napoleone che autorizzò la vendita delle eccedenze di frumento francese ed olandese all’Inghilterra che aveva appena avuto due annate di pessimo raccolto. Lo scopo era quello di prosciugare ulteriormente le riserve liquide dell’avversario, ma era una giustificazione òstica da far accettare ai già riluttanti paesi interessati dal Blocco.

Gli effetti del blocco

Il blocco dei rapporti commerciali con navi inglesi o provenienti da porti inglesi e delle merci definite con i Decreti di Milano “a priori” provenienti dal Regno Unito trasformò le economie dei vari paesi bongré-malgré aderenti in un mercato ove gran parte delle materie prime e dei semilavorati provenivano dalla Francia e dalle sue industrie. Senza la concorrenza inglese queste merci subirono notevoli rincari, anche a causa del fatto che la Francia applicava tassi doganali sia alle merci importate che a quelle in esportazione. Se questo mercato, detto “Sistema continentale” portò un notevole giovamento all'industria ed al commercio francese, fu tutt'altro che benefico per gli altri paesi che, già privati di gran parte del commercio marittimo, piombarono nella recessione, il che certo non favorì la popolarità dell’Imperatore e del suo Blocco Continentale.

Il Blocco Continentale si rivelò alla fine un boomerang per Napoleone. Il Blocco era molto mal visto dalle nazioni "alleate" di Napoleone e ciò contribuì a ridurre di gran lunga il favore che la politica di Napoleone e lui stesso personalmente godevano presso una parte consistente delle loro popolazioni. Il mancato rispetto da parte dei paesi non direttamente amministrati dalla Francia costrinse inoltre l'Imperatore, per motivi non solo economici ma anche di prestigio, ad intervenire contro di loro militarmente, con gran dispendio di risorse umane e materiali che alla lunga si rivelò fatale. L'intervento contro Spagna e Portogallo (altro paese, insieme all’Olanda, che, vivendo di traffici marittimi, non poteva permettersi, pena il disastro economico, l'inimicizia della prima potenza marinara del mondo) del periodo 1807-1809 ebbe per scopo (anche se non l'unico) di imporre alle due nazioni il rispetto del Blocco e la Campagna di Russia del 1812, che condurrà Napoleone alla rovina, fu la risposta all'ultimatum di Alessandro I di Russia (27 aprile 1812), nel quale lo zar intimava a Napoleone anche la rimozione del Blocco nei confronti della Russia.

Anche agli inglesi le misure di ritorsione al Blocco crearono parecchi problemi con le nazioni cosiddette “neutrali”, in particolare il “diritto di perquisizione” con le relative azioni compiute dalle navi britanniche nei confronti di quelle degli Stati Uniti d’America fu uno dei principali motivi che determinarono la dichiarazione di guerra di questi ultimi all’Inghilterra il 4 giugno 1812.

Complessivamente, guardando cioè a tutti gli aspetti della questione e non solo a quelli strettamente economici, l’Inghilterra riuscì tuttavia a contenere le conseguenze negative del Blocco (e dei suoi relativi sviluppi) molto meglio della Francia.

Conseguenze sull'industria dello zucchero

Fino a tutto il secolo diciottesimo lo zucchero era una carissima merce d’importazione d’oltremare in quanto prodotto dalla cosiddetta canna da zucchero. Esso fu noto in Europa solo attraverso l’importazione dall’India via terra attraverso l’Asia minore e poi via mar Mediterraneo. Le scoperte geografiche successive a quella di Colombo e le politiche di colonizzazione dei paesi europei affaccianti sull'Oceano Atlantico portarono alla diffusione, sia pur limitata a pochi agiati, dello zucchero di canna. Il suo commercio era così lucroso che Francesi ed Inglesi trasferirono nell'America Centrale la coltivazione della canna da zucchero, resa conveniente anche dalla mano d’opera degli schiavi. Ma si trattava pur sempre di un prodotto caro, il cui prezzo era fortemente influenzato dall’alto costo del trasporto da oltre oceano. Nel 1747 un chimico tedesco direttore dell’Accademia delle Scienze di Berlino, Andreas Sigismund Marggraf (Berlino, 1709 – ivi, 1782), scoprì che i cristalli estratti dalla bietola erano gli stessi di quelli dello zucchero di canna. Tuttavia il procedimento utilizzato andava bene per una produzione da laboratorio ma non per quella industriale e l'azione di Marggraf si limitò ad una dotta dimostrazione scientifica. Fu un suo allievo, e suo successore all'Accademia, Franz Karl Achard, a scoprire un metodo valido anche per una produzione industriale. Achard impiantò nel 1801 uno stabilimento a Kunern in Slesia ove produceva zucchero partendo dalla bietola. Tuttavia la disponibilità di bietola era molto limitata: la sua destinazione a foraggio non remunerava abbastanza il coltivatore, che usava tale coltura solo come ripiego, né Achard aveva risorse sufficienti ad investire denaro per promuovere una produzione su larga scala. Appena gli effetti del Blocco Continentale si fecero sentire, lo zucchero sparì dal mercato francese, il che rese molto tristi gli appartenenti alla classe dominante, gente piuttosto benestante ed abituata ad utilizzare molto zucchero nonostante il prezzo, dato che potevano permetterselo. Nei salotti parigini iniziarono le geremiadi delle mogli ed amanti dei VIP di allora, che trovarono un motivo in più per criticare la politica dell’Imperatore, colpevole ora di aver loro sottratto persino lo zucchero. Napoleone era molto sensibile alle critiche dei salotti parigini e quando seppe dello stabilimento di Achard non gli parve vero di aver risolto il problema. Fece finanziare la costruzione di nuovi stabilimenti (aiutato in questo dal finanziere ed appassionato studioso di scienze naturali Benjamin Delessert che perfezionò il metodo di Archard) ed incentivò la coltivazione della bietola e le ricerche sul miglioramento della resa di questo vegetale, facendo così tornare lo zucchero sulle tavole ben imbandite delle personalità francesi che contavano.

La reazione inglese

La reazione inglese non si fece attendere: nel gennaio 1807 furono emesse alcune Ordinanze che istituzionalizzarono il comportamento di fatto della marina britannica nei confronti delle navi neutrali dirette ai porti francesi. Quelle sorprese in mare a trasportare le merci soggette al bando venivano catturate, messe in vendita all’asta ed il carico sequestrato. La potenza della marina britannica fu in grado di rendere queste misure molto più efficaci di quelle del Blocco francese: le merci coloniali sparirono dai mercati dei paesi soggetti al Blocco Continentale. Tra la ripresa delle ostilità con la Francia (1803) ed il 1806 l'Inghilterra aveva visto già calare le sue esportazioni verso il continente dal 55% sul totale delle medesime al 25% ed il calo fu ancor superiore dopo il Trattato di Tilsit. Dopo i decreti di Milano l’Inghilterra modificò le sue ordinanze: qualsiasi commercio con i porti continentali soggetti a blocco era vietato pena la confisca del carico ed il sequestro della nave (qualsiasi fosse la bandiera di appartenenza) a patto che le navi dirette in tali porti non attraccassero prima in un porto inglese e pagassero una “tassa di rispedizione” sui carichi destinati all’Europa napoleonica.